Siamo tornati da qualche giorno dalla Summer School organizzata dai Coltivatori di Bellezza a Riesi, in provincia di Caltanissetta, che si chiamava, non a caso, L.U.R.T. Laboratorio Umano di Rigenerazione Territoriale.
Dal 21 al 28 agosto, una settimana (caldissima) durante la quale abbiamo tenuto un laboratorio sul Community building e sul Community organizing insieme ai/lle 14 partecipanti che ci hanno arricchito a loro volta, non soltanto da un punto di vista professionale ma, soprattutto, da un punto di vista umano.
Qui un’intervista fatta alla nostra presidente Elisabetta Caruso dove racconta il nostro impegno e cosa intendiamo quando parliamo di concetti come rigenerazione, comunità, partecipazione, impegno civico.
Abbiamo ragionato con loro su cosa sia oggi una comunità, come individuarla, analizzarla, coinvolgerla efficacemente in un processo di rigenerazione umana e urbana, culturale e sociale.
Nel caso specifico si trattava non sono di formazione ma anche di una sorta di ricerca-azione parallela sulle comunità portatrici di interesse rispetto allo spazio Civico Civico, uno spazio confiscato alla mafia che vorrebbe essere restituito alla collettività e, per questo, rifunzionalizzato rispetto ai bisogni espressi dal territorio e dalle stesse comunità, oltre alle competenze che queste ultime possono apportare.
La summer school, difatti, era dedicata allo spazio, alla comunità e alla memoria. Ai laboratori e alle iniziative hanno partecipato 40 abitanti “temporanei” e 20 autoctoni.
Il L.U.R.T. si tiene da 2 anni a Riesi, luogo complesso e difficilissimo, ma in quanto tale carico di opportunità anche se attraversandola sono evidenti le fragilità economiche e sociali.
Il progetto nasce grazie soprattutto al Servizio Cristiano della Chiesa Valdese. Un luogo alla vigilia dei suoi primi 60 anni, collocato nel Villaggio Monte degli Ulivi dell’arch. Leonardo Ricci, oltre allo spazio confiscato nel paese di Riesi assegnato al Servizio Cristiano già alcuni anni fa.
Come ducevamo in apertura, per noi è stata un’esperienza incredibile dal punto di vista umano e professionale, le cui tracce non solo rimarranno ma saranno la base per continuare a relazionarsi, fare comunità, co-progettare, unire gli sforzi per rigenerare quel meridione d’Italia che ha tutte le capacità, competenze, creatività per valorizzare le già numerose reti sociali attive o che non vedono l’ora di dare un supporto per quella qualità urbana, sociale, culturale ed economica che latitano da tempi immemori.
Noi torniamo stanchissimi e felicissimi a Bologna, ma pronti a ripartire.